Esperienza di archeologia intuitiva: -Il Fegato Etrusco -

Questa mia esperienza appartiene alle Conoscenze Perdute e vuole sottolinearvi che non solo i luoghi o le persone lasciano “un sapere” che torna utile al nostro cammino di crescita ma anche gli oggetti comunicano con noi. E, in particolar modo oggetti di un passato lontano, intrisi di poteri e messaggi di considerevole importanza.

Nel 1979, insieme con altre due persone tenevo un programma su una piccola emittente televisiva, in quel contesto decidemmo di parlare degli etruschi dedicando particolare attenzione al fegato etrusco che si trova nei musei di Palazzo Farnese a Piacenza. Inoltrammo la richiesta per poterlo visionare, sia attraverso l'emittente che attraverso l'università di cui era docente una nostra amica, e riuscimmo ad ottenere il permesso, nonostante in quel periodo il museo fosse chiuso per restauri.

Piacenza ci accolse avvolta dalla nebbia dando al tutto un maggior senso di mistero e noi sentivamo che sarebbe stata un'esperienza importante. Il direttore del museo ci condusse in un grande stanzone ove erano ricoverati oggetti di varia provenienza e di varie epoche, non posso dimenticare che mentre osservavamo il fegato etrusco alle nostre spalle c'era il quadro di Sandro Botticelli “Madonna adorante il figlio con S.Giovannino”... il direttore dopo averci dato tra le mani il fegato etrusco si accomiatò dicendoci di lasciare le chiavi al custode appena avevamo finito (è qui già e nell'incredibile)!

Rimanemmo soli in un silenzio totale e l'atmosfera si era fatta carica di tensione, iniziammo ad osservarlo ma dopo poco che ce lo passavamo dall'uno all'altro, ci sentimmo trasportati nel tempo, e iniziammo in contemporanea a vedere immagini e sentire voci lontane, l'incredibile e che vedevamo e sentivamo le stesse cose. L'emozione fu grande ed ognuno di noi lasciava la propria testimonianza sul registratore... non so quanto tempo effettivo restammo lì so che quando scendemmo a restituire le chiavi eravamo elettrizzati e consapevoli di una realtà che ancora non conoscevamo.

Volevo farvi partecipi di questa esperienza, che da giovani entusiasti quali eravamo riuscimmo a scoprire questo sorprendente modo per conoscere la storia umana e non, che lascia tracce ovunque.

Aggiungo estratto di questo contatto avuto che diverrà insieme ad altre esperienze un libro.

E non dimenticatevi che luoghi e gli oggetti sono pregni della storia dell'uomo e non solo e che è possibile conoscerla aprendo la Porta Percettiva che permette di entrare in contatto con la loro memoria. 

Eliana de Rienzo dei 7

 

 

Protocollo “Fegato Etrusco”

Premessa del Gruppo Studio Archeologia Psichica: Nella primavera del 1979 abbiamo avuto la possibilità di entrare fisicamente in contatto con un reperto con un reperto archeologico comunemente definito “fegato etrusco, conservato presso il Museo di piacenza. Al sensitivo che aveva stabilito il contatto vennero poste domande dirette e l’oggetto “rispondeva” inviando flussi di sensazione. Abbiamo elaborato le sensazioni e le immagini ricevute traducendole in risposte dirette comprensibili. Il Protocollo “Fegato Etrusco” è la cronaca fedele di quell’avvenimento. (Nello stralcio riportato compaiono solo alcune domande, i puntini indicano la presenza di altre domande nel mezzo, la versione integrale sarà, ovviamente. Inserita nel volume definitivo.)

D.: Sei un oggetto di culto?

R.: No fui un oggetto di culto, fui usato all’interno di culto.

D.: Quindi eri un oggetto usato a scopi divinatori?

R.: L’apparenza era questa

D.: Come fornivi risposte sul futuro?

R.: Gli utilizzatori, durante le cerimonie magiche, sacrificavano animali da cui estraevano il fegato e lo appoggiavano sulla mia superficie. Gli utilizzatori leggevano il futuro, dopo aver tolto il fegato dalla mia superficie, in base alle impronte umide che il fegato tracciava sulla mia superficie.

D.: Perché li chiami fabbricatori?

R.: Perché mi fusero.

D.: Sai qualcosa di questo oggetto più antico?

R.: Ciò che dissero i fabbricatori.

D.: Chi erano i Bruzi

R.: I fabbricatori dissero che i Bruzi furono i padri nobili

D.: Allora il riferimento all’apparenza non era sullo scopo ma sulla rappresentazione spaziale?

R.: Io rappresento un luogo così dissero i fabbricatori.

D.: Conosci il luogo che rappresenti?

R.: I fabbricatori dissero che rappresentavo la città celata.

D.: A quale viaggio fai riferimento?

R.: Il viaggio alle grandi montagne del nord.

D.: Perché data la tua importanza non furono trovati altri esemplari a te simili?

R.: Gli utilizzatori dissero di aver distrutto tutto ciò che poteva indicare ai barbari conquistatori l’ingresso della città celata.

Redatto da Renaldo De Maria dei 7

Piacenza Museo Palazzo Farnese


 

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