De Chirico esoterico. Viaggiatore tra due mondi


Giorgio De Chirico

10 luglio 1888

Pittore dell’enigma che ha saputo celare nelle sue opere i viaggi “nel conscio e nell’inconscio”, con una profonda indagine del senso nascosto delle cose (metafisica: al di là delle cose fisiche) è riuscito, così a tradurre in immagini il mistero dell’esistenza che si cela dietro l’apparenza del quotidiano. De Chirico ricorse a un personaggio che accompagnerà una parte importante dei suoi lavori: il manichino. Un uomo senza volto che rimandava all’idea platonica di un’umanità disfatta, confusa, frustrata, disorientata e fuori dal proprio naturale contesto. Sicuramente, egli, non era estraneo alla cultura dell’alchimia



«Se l’uomo è un microcosmo, nulla gli è alieno essendo egli ogni cosa esistente in natura. È il dizionario universale» Elémire Zolla

Il rapporto tra De Chirico e l’esoterismo è evidente sin dalle prime opere realizzate in Francia dove, molto probabilmente, l’artista entrò in contatto con diversi circoli esoterici che in quel periodo erano frequentati da personalità importanti del calibro di Duchamp e Breton. Non era casuale l’interesse di alcuni intellettuali nei confronti dell’esoterismo che, proprio in quegli anni, giocava un ruolo rilevante per la cultura. Era il momento in cui le tesi di Madame Blavatsky, Rudolf Steiner, Oswald Wirth erano all’apice del loro successo. Anche Roma ebbe sicuramente un’influenza importante sugli studi di De Chirico riguardanti l’occultismo. L’artista vi si trasferì negli anni Venti. Un metafisico come lui di certo non poteva rimanere indifferente alle enigmatiche suggestioni che il fervido panorama esoterico offriva in quel periodo storico. Dice di lui J. Thrall Solby: “Crede al potere di divinazione e alle ombre della realtà”.

 



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