Gli alchimisti e la via di Santiago
La
via di Santiago è uno dei miti che gli alchimisti utilizzano per spiegare
l’indole e la difficoltà dei loro lavori. Insieme all’immagine del
labirinto percorso dal magico filo di Arianna alle fatiche di Ercole è stata
una delle parabole più utilizzate dai filosofi ermetici per illustrarci i
numerosi pericoli che questi cammini riservano a coloro che osano inoltrarsi
nei loro sentieri.
La
Via Lattea è il percorso abituale che gli dei intraprendevano per avviarsi
verso il palazzo di Zeus, un cammino molto trafficato perché vi transitavano i
numerosi eroi che aspiravano ad entrare nell’Olimpo. La Via di Santiago è la
rotta stellata riservata, come del resto l’Alchimia, esclusivamente agli eletti
e ai saggi, a quei mortali più perseveranti e valorosi. La sua meta è
costituita nientemeno che dall’Olimpo, un tesoro comparabile solo alla
misteriosa pietra che concede a chi la possiede la virtù dell’immortalità,
della conoscenza suprema e della ricchezza.
Nelle
“Dimore Filosofali”, Fulcanelli (1) ricorda come ogni alchimista sia obbligato
ad intraprendere questo pellegrinaggio almeno una volta nella vita, sia pure in
forma simbolica. La bisaccia, il bordone (che è un lungo bastone dalla punta
metallica, attributo di San Giacomo patrono degli alchimisti e guaritori) e la
conchiglia (2) sono gli attrezzi necessari affinché l’adepto percorra con
successo questo sentiero.
La
somiglianza tra il cammino reale e quello simbolico sono molte. Non solo le
numerose figure gli edifici che troviamo lungo il cammino delle stelle che
parlano della pietra filosofale, ma i nomi e la geografia sono segnati da
questa meta della filosofia ermetica.
Nella
fase che precede di poco l’arrivo a Compostela il pellegrino incontra il monte
del Gozo, dalla cui cima può contemplare la città di Santiago. Gli Alchimisti
chiamano così anche il passaggio immediatamente precedente la comparsa della
pietra rossa: monte del Gozo; lì nel vaso, sulla materia appare qualcosa di
simile ad una stella, segnale inequivocabile che il preparato è sul punto di
raggiungere la meta.
Molti sono gli adepti
che hanno realizzato questo viaggio; la tradizione ci parla di Lullo, Flamel e
tanti altri anonimi artisti che trovarono sicuramente in detto sentiero la
risposta a un interrogativo che ha attraversato “indenne” l’intera storia e che
ancor oggi costituisce un affascinante enigma.
1
- Fulcanelli è senz'altro il più famoso alchimista del XX
secolo; la sua fama leggendaria lo ritrae come il più grande Iniziato del '900,
autore di due opere.
2 – La conchiglia serve, nella simbolica segreta, a
disegnare il principio Mercurio (il Mercurio è l’acqua benedetta dei filosofi)
chiamato anche viaggiatore o pellegrino. Essa è portata misticamente da tutti
coloro che intraprendono il lavoro e cercano di ottenere la stella (compos
stella)
Commento: Il "Cammino di Santiago" e l'alchimia possono essere collegati attraverso la ricerca di significato e trasformazione personale che entrambi rappresentano. Il Cammino di Santiago è un pellegrinaggio che può portare a una profonda ricerca interiore, simileal percorso alchemico di trasformazione dell'anima.
Renaldo De Maria 7*
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